DANTE E ROMA 24.08.2021
Martedì 24 agosto, ore 21.00
Rassegna “A riveder le stelle”
Chiostro del Museo Civico Rossi Danielli di Viterbo
Piazza Francesco Crispi, 13
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DANTE E ROMA
Soleva Roma, che ‘l buon mondo feo, due soli aver
di Marcello Teodonio
con Stefano Messina commento Marcello Teodonio
messa in scena a cura di Stefano Messina
Il professor Teodonio, coadiuvato dalle letture di alcuni canti della Divina Commedia da parte di Stefano Messina, ci guida in quella Roma, città sede dell’Impero romano e poi del Papato, che fu presenza centrale nella vita di Dante e nella sua Commedia.
La Roma che Dante vide tra il 1300 e il 1301 era una città rovinata e decaduta, fortificata non per comune difesa, ma per contrasto violento di famiglie. Poi, isolate, in mezzo alla campagna, le basiliche di S. Lorenzo, e di S. Paolo.
E poi c’era l’altra grande basilica, S. Pietro, all’epoca identica a S. Paolo.
La Roma medievale aveva soppiantato, e in parte distrutto, quella classica, ristrettasi a un quarto. Ma, nonostante questo sfacelo, a Roma c’è il Papa, la cui presenza le garantisce la sua funzione di città-santuario, meta costante di pellegrinaggi, in particolare per quell’evento formidabile che fu il primo giubileo indetto da Bonifacio VIII.
Questa città reale ha lasciato parecchie tracce nei versi della Commedia, tracce di ciò che egli ricorda, descrive, o utilizza a paragone, e il suo sentimento è proprio quello dei viaggiatori, quello stupore ammirato stupore «veggendo Roma e l’ardua sua opra» che utilizza nel XXXI canto del Paradiso per dipingere quello, tanto maggiore, che lo pervade dinanzi alla mistica rosa dei beati.
C’è però un’altra Roma rappresentata nella Commedia tanto da diventarne tema costante e centrale: quella corrotta e depravata del potere papale, potere che tradisce quindi il senso della sua missione. Quella missione che Dante con il suo viaggio vuole recuperare e riproporre al mondo: Roma è la sede del Papa, pastor rappresentante della volontà di Cristo, e perciò luce spirituale della vita umana. Il sole, appunto, che il disegno divino voleva accanto e parallelo all’altro sole che doveva governare in maniera giusta e saggia sulla vita temporale, e cioè l’imperatore. E questi due soli, i due poteri destinati da Dio a rendere l’uomo degno, sono nati e identificati appunto nella medesima città: Roma, che è la madre del diritto, al di fuori del quale non c’è che trionfo dell’anticristo, cioè anarchia, caos, scatenarsi della cupidigia.
Questa missione la compie il viator Dante, l’Exul immeritus, il cui viaggio, diversamente da quello, peraltro nobilissimo, di Ulisse, dopo aver attraversato tutto il male, tutta la redenzione, tutta la conoscenza, giunge alla verità, alla visio Dei, perché, guidato da Virgilio e da Beatrice, la ragione e la fede, illuminato dalle parole di san Pietro e di Giustiniano, attraverso la sua testimonianza tutti possano sapere, o riconoscere, la missione di Roma nella storia, luogo predestinato ad accogliere la missione salvifica che Cristo assegna alla sua Chiesa e al mondo. Evento a cura di Archeoares, realizzato con il patrocinio del Comune di Viterbo, Ministero della Cultura e Regione Lazio, in collaborazione con Società Archeologica Viterbese Pro Ferento e ATCL.
L’ingresso sarà gratuito previa prenotazione obbligatoria ed esibizione del Green Pass (certificazione verde).
Disponibilità fino ad esaurimento posti.
Per info e prenotazioni rivolgersi al 📞 3477010187 (anche whatsapp) 📧 g.serone@archeoares.it
L’evento si svolge nel rispetto di tutte le normative anti-Covid.
Green pass e mascherina obbligatori.
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