Il Teatro comico

sabato 12 febbraio 2022 ore 21
Teatro dell’Unione, Viterbo

Giulio Scarpati
in

IL TEATRO COMICO

di Carlo Goldoni

adattamento e regia Eugenio Allegri

e in ordine alfabetico
Grazia Capraro
Aristide Genovese
Vassilij Mangheras
Manuela Massimi
Solimano Pontarollo
Irene Silvestri
Roberto Vandelli
Anna Zago

scene e costumi Licia Lucchese
video arte e suono Alessandro Martinello
aiuto regia Alessia Donadio
produzione PPTV e Teatro Stabile Veneto

“Il Teatro Comico”, la prima delle 16 commedie nuove che Carlo Goldoni scrisse a partire dal 1750 per l’impresario Medebach, è un testo metateatrale (in scena una compagnia impegnata nelle prove di uno spettacolo) estremamente moderno nella sua concezione, esempio di teatro nel teatro da cui emergono gli intenti della riforma goldoniana. In un periodo critico come quello che stiamo attraversando, la scelta di questo testo invita a una riflessione sul mestiere dell’attore e sulle sue difficoltà, sul teatro e sulle sue poetiche.
I produttori teatrali professionali veneti, riuniti in PPTV sono imprese venete di produzione che da decenni svolgono un importante lavoro sul territorio. In un momento in cui molte realtà teatrali si sono fermate a causa dell’emergenza sanitaria, PPTV risponde alla grave situazione causata da Covid 19 facendo squadra per la creazione di un progetto produttivo unitario e condiviso che vede coinvolte tutte le sue strutture. Con questo progetto dal significativo titolo “6X1” PPTV intende, in un momento di grande difficoltà per il settore della produzione, tutelare il lavoro dei suoi associati costruendo un esempio di buona pratica attraverso un’esperienza che unisce non solo i singoli produttori, ma anche le loro risorse in un percorso produttivo unitario che rappresenta un unicum originale e inedito nel panorama regionale.
Ai sei produttori si aggiungono l’importante collaborazione con il Teatro Stabile Veneto che partecipa come coproduttore e il sostegno della Regione Veneto.


Note di regia

Avere oggi l’opportunità di mettere in scena “Il teatro comico” di Carlo Goldoni, significa poter approfittare di un’occasione storica. Dico questo per tante ragioni: perché con esso si può mostrare in forma di teatro l’esempio prezioso e antico di un dibattito pubblico laico, pratica andata disgraziatamente perduta dalla fine del ‘900; perché si può calcolare con buona approssimazione l’inizio del rinnovamento di una certa problematica relativa ai linguaggi della comunicazione sociale collegata a quella della espressività teatrale; perché si registra la testimonianza epocale della irrinunciabilità del teatro nella società; perché si riafferma lo spettacolo teatrale, che sempre si produce attraverso un complesso e laborioso sistema di analisi, di studi, di princìpi, di regole, di esperimenti insomma di teorie da un lato e di faticose e lunghe pratiche applicate dall’altro, quale fatto semplicemente e immancabilmente gioioso, anche nel pieno del tormento, anche quando fuori dai teatri ci si trovi a convivere, malgrado o no, con le catastrofi; infine perché rappresenta una svolta culturale in quanto è la scena a riflettere su di sé e non lascia ad altri il compito di farlo, dato che, nei veri momenti di svolta, niente e nessuno può parlare a nome di altri o in altra forma.
Succede allora che un testo pochissimo rappresentato sulle scene contemporanee, si riproponga quale moderno classico contemporaneo all’attenzione di teatranti e di spettatori e felicemente ne unisca le sorti: tanto più il teatro infonde negli attori nuova linfa vitale quanto più la società riesce a trarre dal teatro alimento ricostituente.
Il fatto è che a noi teatranti non basta che il teatro esista in quanto tale e in quanto tale rappresenti o dialoghi con altre realtà. Occorre che, oltre a mantenere intatta la sua indole evocatrice e premonitrice, esso costringa continuamente ognuno di noi, attori, drammaturghi, registi, artisti figurativi e coreutici a misurarci con la novità, a non interrompere mai la ricerca, lo studio, l’approfondimento dei contenuti e delle forme, senza dimenticare che poi bisognerà sapere come verificare gli esiti, preservare i risultati acquisiti e tracciare i futuri destini della nostra stessa esistenza.
Potrei elencare decine di ragioni per le quali l’indagine artistica e pedagogica, mi ha spinto a suggerire un’intonazione, a tracciare movimenti, a istigare gesti, a pensare a una certa luce, a condividere un’idea dello spazio scenico, dei tanti costumi, delle immagini astratte in quanto estirpate dunque estratte da altri confini e contorni a supporto di quelli della scena teatrale; potrei affermare senza alcun dubbio di credere ancora e sempre di più nella forza ancestrale delle maschere della commedia dell’arte, a credere che il fatto “comico” abbia bisogno della risata sonora del pubblico in sala e di quella silenziosa degli attori in scena, tuttavia, alla fine, so che ciò che conta veramente è quanto il pubblico capirà senza che io debba difendere per ogni tratto di strada i tanti passi allineati, le tante soste accumulate e i perché di quello o i perché di questo…
Indico la mappa, poi però, come mi ha insegnato un grande maestro come Leo De Berardinis, la sfida del teatro nasce nel percorso, laddove l’incognita arricchisce il discorso, laddove senza alcuna spavalderia o arroganza si affronta il testo e se ne svela il contenuto. L’attore che sulla scena sembra imporre, in realtà propone.
Prendiamo atto che Goldoni, ne “Il teatro comico”, alla fine, diviene egli stesso un luogo e un tempo, al punto che la sua sostanza umana si rende essa stessa unità aristotelica, quella che l’antico filosofo ci chiede di rispettare qualora volessimo rinchiudere in pochi tratti il racconto essenziale delle nostre e delle altre vite legandole eternamente tra loro col filo solido e trasparente dell’invenzione poetica. La cosa che va considerata profondamente in Goldoni è la testimonianza di quanto lui e la sua Venezia rappresentino la stessa entità. E tuttavia egli, vittima della derisione di tanti suoi concittadini della sua epoca, avvezzi al potere e dediti a sfruttarne la parte meschina, sceglie di risponde al derisorio col comico, all’umiliazione con l’ironia, alla meschinità con il genio ludico.
Il “comico” diviene necessario non nel teatro di Plauto, non nelle corti medievali dove prolificano i giullari bensì agli albori della trasformazione borghese della società. Come l’Arlecchino bergamasco, catapultato suo malgrado nella laguna veneziana attraverso il battesimo dell’acqua, smarrito dal nuovo mondo e abbandonato quello vecchio, che non può fare altro che dichiarare arditamente “Audace fortuna juvant…con quel che segue”.
Chiudo con le stesse parole che il Goldoni, del nostro “Teatro comico” rivolge alla platea chiudendo la giornata di prove della sua compagnia: “Oso pensare signori miei che, in futuro, qualsiasi sorte toccherà a questa nostra meravigliosa Venezia, a questa straordinaria nazione italiana, anche di fronte alla più terribile delle catastrofi, entrambe non vorranno mai rinunciare al teatro, a comprenderne la necessità per coloro che lo animano ma anche per coloro che ne fruiscono, per rinnovare l’occasione che ogni artista ha di procurare ristoro allo spirito degli uomini se mai questi dovessero smarrirlo e a propria volta smarrirsi.
E se è pur vero che sinora il teatro ha per lo più comparato se stesso con il mondo, non vi è dimostrazione migliore delle peripezie affrontate in questa nostra giornata di lavoro, simile a quella di tante persone che vivono in questo nostro tempo, per poter dire con certezza a noi stessi e ai nostri pregiatissimi uditori che non vi è più bisogno di comparazione, non vi è più necessità di somiglianza, e non vi è più finzione che non sia essa stessa verità, poiché il nostro teatro non solo si pregia di mettere sulla scena il mondo, il nostro teatro, signori, è, il mondo.”
(Eugenio Allegri)

*Mascherina FFP2 senza valvola e Green pass rafforzato obbligatori.*

Dal 12 novembre al 19 novembre prelazione rinnovo abbonamento.
Il 20 e il 23 novembre rinnovo con cambio posto.
Dal 24 novembre nuovi abbonamenti.
Dal 7 dicembre vendita biglietti.

Abbonamenti

Platea: Intero € 165  – Ridotto € 155
Palco centrale 1° fila: Intero € 155 – Ridotto € 145
Palco centrale 2° fila: Intero € 140 – Ridotto € 125
Palco laterale 1° fila: Intero € 135 – Ridotto € 120
Palco laterale 2° fila: Intero € 120 – Ridotto € 105§
Palco lateralissimo: Intero € 75 – Ridotto € 65

Biglietti

Platea: Intero € 26,00 + 2,50 prev. – Ridotto € 24,00 + 2,50 prev.
Palco centrale 1° fila: Intero € 24,00 + 2,50 prev. – Ridotto € 22,00 + 2,50 prev.
Palco centrale 2° fila: Intero € 22,00 + 2,00 prev. – Ridotto € 20,00 + 2,00 prev.
Palco laterale 1° fila: Intero € 20,00 + 2,00 prev. – Ridotto € 18,00 + 2,00 prev.
Palco laterale 2° fila: Intero € 18,00 + 2,00 prev. – Ridotto € 16,00 + 1,50 prev.
Palco lateralissimo: Intero € 14,00 + 1,50 prev. – Ridotto € 10,00 + 1,00 prev

Teatro dell’Unione
piazza Giuseppe Verdi – Viterbo

La biglietteria del Teatro è aperta dal martedì al sabato con orario
10.00 – 13.00 e 15.00 – 19.00.

Per informazioni
www.teatrounioneviterbo.it e teatrounioneviterbo@gmail.com
Tel. 388.95.06.826
Facebook Teatro dell’Unione
Twitter @teatrounione
Instagram @teatrounione

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